sabato 19 gennaio 2008

Per qualche sorriso in più

Per qualche … sorriso in più
di Roberto Maurizio


Il libro di Stefano Bonanni, "Per qualche ... sorriso in più", della "Aletti Editore", poco più di quaranta pagine, racconta la storia, i momenti tristi, le ansie, le delusioni, le gioie e i sentimenti più intimi, di un ragazzo di "periferia". La lettura della piccola e agile pubblicazione è semplice e, via via, sempre più accattivante. Stefano disegna un personaggio sopra le righe, approndisce il suo ambiente, ama la vita e desidera che tutti facciano come il suo personaggio. La riscoperta della gestione del tempo è alla base della sua analisi. Bonanni, un giovane della periferia urbana di una Roma caotica e violenta sotto certi aspetti, cerca di lanciare se stesso nella competizione della vita con un impengno e un entusiasmo fuori dal comune. Una parte del ricavato della vendita del libro sarà devoluta in beneficenza.

Il contesto storico ambientale


Stefano Bonanni, l’autore del libro di questa recensione, è un giovane, romano, affabile, educato e simpatico. E’ conosciuto da quasi tutto il quartiere a sud-est della Capitale e ad est di Cinecittà. Il quartiere, come sanno i lettori di questo blog, che per mancanza di fantasia da parte degli amministratori capitolini, è stato denominato Cinecittà Est. Sono circa 50 mila gli abitanti dell’agglomerato urbano, un dormitorio assonnato anche durante il giorno, che vede spuntare il Sole dai Castelli romani (Albano, Marino, Rocca di Papa, Frascati, Monte Porzio e Montecompatri) e non sa dove tramontano i suoi raggi, affogati in un oceano di edifici, eretti l’uno addosso all’altro, come tante sagome spettrali sormontate da una foresta di antenne televisive che sventrano il bel cielo azzurro, nonostante tutto, con colori sbiaditi lattescenti e ingialliti non dall’età ma dall’inutilità di un’esistenza effimera senza programmi e prospettive.

L'impulso vitale


Ma a Cinecittà Est, per fortuna, la specie umana non si è ancora estinta. E dai suoi terrazzi si vedono ancora campeggiare cupole, chiese, campanili, i Sette Colli, il Mediterraneo e gli Appennini. L’impulso “vitale” al quartiere giunge dai gangli essenziali del quartiere, dalla gente comune, da alcuni commercianti “illuminati”.
La risposta all’oblio viene da un bar situato a cavallo della farmacia e di un super mercato. Da parecchi decenni, il bar di Stefano rappresenta un luogo di incontri repentini e fugaci, ma densi di umanità e di comunicativa, anche perché al di fuori di esso non esiste nient’altro se non la noia. All’interno del bar è cresciuto l’autore di questo splendido libro, che attrae l’attenzione subito, fin dal suo titolo: “Per qualche … sorriso in più”, che è più di uno slogan, di un messaggio luminoso, di un appunto incantevole, di un invito a prendere la vita così come viene. E’ un avviso preciso ad essere “gentili con il mondo”.

Le critiche


L’autore, data la sua “tenera” età letteraria, non si sofferma sui termini e sui significati intriseci di alcune parole o espressioni. Ad esempio, “gentile” significa pagano, non cristiano, politeista e idolatra. Ma sappiamo che intendeva un’altra cosa. “Gentile” come rispettoso delle idee altrui. Nella poesia “Fortuna” l’autore attacca i poveracci che cercano nel gioco del Lotto di raggiungere i loro sogni più nascosti e nello stesso tempo foraggiano lo Stato e le sue derivazioni (capisc a mme!).

Un capolavoro di entusiamo, l'apoteosi della dolcezza

Nonostante queste sbavature, il libro è veramente un capolavoro di impegno e di entusiasmo, è l’apoteosi della dolcezza, è l’arricchimento continuo che il lettore ottiene in ogni riga scritta con passione e impeto coinvolgente, perché spontaneo e lontano da ogni ipocrisia.
E’ il libro nel quale viene concentrato tutto l’amore di Stefano che ha per la vita e per il miglioramento della qualità della vita di tutti gli esseri umani.

Un po' di tempo per ritrovare se stessi e amare il prossimo

Molto spesso, purtroppo, certa gentaglia si approfitta delle disgrazie altrui, dell’handicap, della fame nel mondo, degli orfanelli. Stefano è un ragazzo serio. Affronta il tema dei diversamente abili, con senso veramente civico, con profondo amore e onestà. Lui parla del “dono magico” che tutti dovrebbero avere: dedicare un po’ di tempo agli altri, alle cose, alle piante, agli animali, alle persone, alla Terra, alla Luna, al Sole, all’Universo, per ritrovare se stessi .

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