giovedì 1 novembre 2007

Incontri nel Mediterraneo

Incontri nel Mediterraneo, Etica-Estetica nelle due rive

Il resoconto del convegno-dibattito del 30 ottobre 2007, orgzanizzato dall'Instituto Cerventes e dall'Imed è publicato sul sito:

www.robertomaurizio1947.blogspot.com

Sarà presto inserito negli altri due siti Web:
www.robertomaurizio.it
www.robertomaurizio.com

Leggete anche le Interviste su
www.robertomaurizionews.blogspot.com

lunedì 29 ottobre 2007

IL VETRO SUL LEGNO
L'OSSIMORO "GLOCAL"

di Roberto Maurizio

Vetro sul legno: arte messicana
Fonte:
www.mexicoart.it

Ciò che da sempre produce guerre e distruzioni nel mondo è l’incomunicabilità che esiste tra gli esseri umani. Sarebbe più facile dialogare che lottare. Invece, no. E’ meglio scegliere la strada più difficile. Il dialogo è noioso. La guerra, la lotta, il confronto sono le caratteristiche distintive nel Dna dell’uomo animale. Ci ha provato 2007 anni fa un Galileo, a far cambiare le cose. Lo ha riproposto, qualche secolo dopo, l’autore del Cantico dei cantici. L’ha dichiarato il profeta di Allah. Lo sostiene la Torah. E’ presente, in tutte le religioni del mondo. Invece, niente. Ancora resta in primo piano il confronto tra Occidente e Medio Oriente. La perfezione non appartiene a questo mondo, dunque, sono benvenuti i dissidi, le divisioni, le violenze, le incomprensioni, l’astio, l’odio.


Il vetro su un carretto di legno
Fonte: www.secondamano.it


Proprio per superare queste incomprensioni è nato questo giornale, “Leptis – Non solo Mediterraneo”, alla cui realizzazione partecipano giornalisti europei, africani e asiatici. Ragionare insieme è la carta vincente per raggiungere una visione univoca, fondata sulla cooperazione e il reciproco rispetto. Ma i buoni propositi di pochi giornalisti non bastano da soli a far cambiare il mondo. Anche se il tentativo è da apprezzare. La vera ragione dell’incomunicabilità è da ricercare nella diversa crescita economica oggi esistente nel mondo?


Vetro sul legno: arte messicana
Fonte: www.mexicoart.it


Per eliminare le sperequazioni presenti nelle diverse aree geografiche e al loro interno, occorrono investimenti e incremento del prodotto interno. Come si è sviluppata nel ‘700 – ‘800 l’Inghilterra, e poi altri paesi dell’Europa seguiti dagli Stati Uniti, possono crescere economicamente altre aree della Terra. Lo stanno dimostrando Cina, India e Brasile. Una parte rilevante di questo risveglio della crescita è dovuta alla globalizzazione. Questo fenomeno, però, dal punto di vista economico, potrebbe tagliare fuori l’Unione europea. Un’Europa tirata fuori dai benefici della globalizzazione non è auspicabile, ma è un’eventualità quasi sicura. Come rispondere a questa sfida? Se la globalizzazione totale ti esclude, allora non ti resta che scegliere la globalizzazione parziale. Occorre, in altri termini, “globolocalizzare”, cioè accettare la glo­balizzazione e riconoscere le spinte e i suggerimenti locali. Questa idea, che scaturisce da un brutto neologismo inglese Glocal, "think global, act lo­cal", da sola non basta a risolvere problemi tanto complessi, come, ad esempio, lo scontro tra civiltà. Glo­cal, che è il risultato delle parole globalization e localization, vuole dimostrare come la dimensione locale e quella globale non si escludono a vicenda, anzi, la globalizzazione ha un senso se viene colta nei fatti locali e se i fatti locali, lungi dall'essere visti come puro effetto della globalizzazione ne rappresentano una contestualizzazione specifica: un vero e proprio flusso fra universalismo e particolarismo. La localizzazione è una globalizzazione che si autolimita adattandosi al locale, invece di ignorarlo e schiacciarlo. D'altra parte, è stata proprio la contestazione alla spinta globale che ha prodotto dappertutto l'attenzione al locale e, vice­versa, protestare contro la globalizzazione produce più globalizzazione, per cui la gente ha capito che por­tare avanti le istanze del locale significa comunicare con le nuove tecnologie, muoversi e spostarsi da una parte all'altra del mondo. Proprio perciò, il dibattito non può essere centrato né sull'orientalismo né sull’occidentalismo ma sui legami e interconnessioni fra occidente e oriente: oggi c'è dunque la possibilità di "decostruire" quello che ideologicamente è stato costruito lungo i secoli come se fosse un blocco omogeneo contrapposto ad un altro.


Arte messicana
Fonte: www.mexicoart.it

Purtroppo, sappiamo tutti che dobbiamo convivere ancora per diversi anni con le incomprensioni, gli scontri, la violenza e l'odio. Resta chiusa in uno scrigno, la speranza di una nuova vita che dovrebbe nascere da un uovo (ab ovo) capace di eliminare dalla radice tutti i problemi. Ecco l'idea della "globalocalizzazione" che è l'uovo dal quale nascerà la nuova società mondiale, dal quale le ineguaglianze verranno ridotte al minimo in un primo momento e tenderanno a scomparire nel lungo termine, dal qua­le sarà possibile ottenere un mondo vivibile basato sul reciproco rispetto, sulla crescita economica, cultura­le, umana, dal quale sarà possibile toccare l'impalpabile utopia della crescita economica, dello sviluppo sostenibile, della più equa distribuzione del reddito, del rispetto dei diritti umani e così via. La globalizzazione, che è un processo che integra economia, cultura, tecnologia e politica, presenta sia aspetti positivi sia negativi. Per i fautori, la globalizzazione è una forza positiva, che si nutre di due elementi di fondo, il commercio internazionale e la tecnologia, per diffondere opportunità e benessere a strati sempre più ampi di popolazione mondiale. Basti pensare alla Cina e all'India che con il loro enorme sviluppo con­tribuiscono, dal un lato ad elevare il livello di vita all'interno dei loro paesi, ma "globalmente" si rendono "responsabili" dell'aumento del prezzo del petrolio e del gas nel mondo. Per i detrattori, invece, è una for­za negativa, che favorisce i soliti pochi (i ricchi e le multinazionali) e penalizza i più creando disuguaglian­ze e ingiustizie. La globalizzazione non è sospinta solo da incentivi economici, ma anche e soprattutto da una forza storica irresistibile, più forte della volontà di qualsiasi governo e di qualsiasi partito: la forza che si sprigiona dall'evoluzione del modo di produrre e di affrontare le realtà di tutti i giorni. Il fenomeno del­la globalizzazione implica l'interazione di dinamiche complesse ed è caratterizzato dal comune confluire di processi non solo economici ma anche politici, sociali e culturali. La globalizzazione, se utilizzata bene, of­fre grandi opportunità per il progresso umano: l'era della globalizzazione sta aprendo numerose possibilità per milioni di individui a livello mondiale. I processi di globalizzazione favoriscono: la costruzione del grande mercato interno, la ricchezza mondiale e la possibilità di sviluppo, la libertà culturale, una politica globale responsabile, il progresso tecnologico, l'istruzione e la formazione, il mondo del lavoro, una mi­gliore organizzazione aziendale, la competitività e la libera concorrenza.

Arte messicana: il legno sul vetro
Fonte: www.mexicoart.it

La competitività definita dall'Ocse come "la facoltà delle imprese, dei settori economici, delle regioni, degli Stati e delle regioni sovranazionali di produrre un reddito relativamente elevato e di raggiungere un alto livello occupazionale pur essendo esposti alla concorrenza internazionale", aumenta perché stimolata dai processi di tipo globale. Inoltre le nuove tecnologie della comunicazione hanno rivoluzionato e migliorato l'accesso all'informazione; Internet permette l'accesso ad infinite risorse di informazioni da ogni parte del pianeta. Il costo della comunicazione diminuisce, la telefonia mo­bile e satellitare rende la telecomunicazione accessibile non solo alla popolazione urbana ma anche a quella che vive in zone lontane dalla città. Aumentano le opportunità di conoscenza perché il sa­pere diviene sempre più diffuso e sempre più alla portata di tutti. Globalizzazione non significa omogeneizzazione del mondo, dal momento che i nuovi canali di comunica­zione possono avviare processi di integrazione e di avvi­cinamento tra le varie identità culturali nel rispetto delle diversità. Tutto questo offre enormi potenzialità per sradicare la povertà nel corso del XXI secolo e per continuare il pro­gresso del XX secolo. Possediamo più ricchezza e tecnologia di quanto sia mai successo prima e i mercati globali, la tecnologia globale, le opinioni globali e la solidarietà globale possono arricchire, ovunque, le vi­le degli individui, espandendo ampiamente le loro scelte. La sfida della globalizzazione consiste nel conso­lidare le regole e le istituzioni per una governance più forte - a livello locale, nazionale, regionale e globa­le - al fine di preservare i vantaggi dei mercati globali.

Arte messicana: vetro sul legno
Fonte: www.mexicoart.it


Questa affermazione è corroborata dall'analisi prodotta fin dal 1990 dall'Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (United Nations Delopment Program). I primi dieci rapporti sono frutto del lavoro di economisti ed esperti delle problematiche dello sviluppo e considerano i processi di globalizzazione, se indirizzati equa­mente e correttamente, importanti strumenti per combattere la povertà e accrescere le possibilità di scelta. La globalizzazione, secondo gli autori dell'Undp, è un processo che integra l'economia, la cultura, la tecnologia e la politica in un contesto di generale accrescimento delle opportunità sia per i singoli individui che per gli Stati ma la realizzazione di tali prospettive di sviluppo richiede innanzitutto un'equa distribuzione delle risorse. Commercio accresciuto, nuove tecnologie, investimenti esteri, media in espansione e connessioni ad Iternet stanno alimentando la crescita economica ed il progresso umano. Tutto questo offre enormi potenzialità per sradicare la povertà nel corso del XXI secolo, per continuare il progresso senza precedenti del XX secolo. Possediamo più ricchezza e tecnologia - nonché maggiore impegno verso una comunità globale -quanto sia successo prima. Mercati globali, tecnologia globale, opinioni globali e solidarietà globale possono arricchire, ovunque, le vite degli individui, espandendo ampiamente le loro scelte. I processi di globalizzazione in atto si muovono tra locale e globale, in uno spazio che Herbert Marshall Mc Luhan ha definito col fortunato ossimoro di "villaggio globale" per descrivere la situazione contradittoria in cui viviamo. I due termini dell'enunciato si contraddicono a vicenda, il "villaggio" esprime qualcosa di piccolo, mentre "globale" sta a significare l'intero pianeta. Esempi concreti di "glocalizzazione" mediterranea in nuce sono gli accordi Ue-Maghreb e Ue-Mashr la nascita dell'Urna (Unione del Maghreb arabo) e, prima di tutto la Conferenza di Barcellona, che ha_ unito, il 27 e 28 novembre 1995, i quindici ministri degli Esteri degli Stati membri dell'Ue e quelli dei seguenti dodici Paesi terzi mediterranei (Ptm): Algeria, Cipro, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia e Autorità palestinese. La Lega degli Stati arabi e l'Unione del Maghreb arabo (Uma) sono state invitate così come la Mauritania (in qualità di membro dell'Uma). Il partenariato globale euro-mediterraneo di Barcellona, che si articola su tre assi principali (il partenariato politico e di sicurezza, che mira a realizzare uno spazio comune di pace e di stabilità; quello economico e finanziario che tende consentire la creazione di una zona di prosperità condivisa; e quello sociale, culturale e umano che tende sviluppare le risorse umane, favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra le società civili stato lanciato dall'Ue verso gli Stati del Maghreb (Algeria, Marocco, Tunisia) e del Mashrek (Egitto, Libano, Siria).


Arte messicana
www. mexicoart.it

L'insieme delle relazioni con gli Stati del Maghreb (Algeria, Marocco, Tunisia), del Mashrek (Egitto Giordania, Libano, Siria) e con Israele non ha mai fatto parte di una convenzione globale ed è stato piuttosto oggetto di successivi accordi bilaterali paralleli conclusi con ciascun paese. Anche se quest'impostazione resta la regola, in occasione della Conferenza di Barcellona del 1995 fra l'Unione europea e tutti i paesi bagnati dal Mediterraneo si è arrivati ad una concezione più globale, che ha avuto una ricaduta finanziaria con l'istituzione della linea unica di bilancio Meda, prevede la realizzazione di una Zona di libero scambio (Zls) entro il 2010 come meta per la graduale realizzazione di un'area che coprirà la maggior parte degli scambi, nel rispetto degli obblighi risultanti dall'Organizzazione mondiale per il commercio (Omc). Saranno progressivamente eliminati gli ostacoli tariffari e non tariffari al commercio per quanto riguarda i prodotti manufatti, secondo scadenzari che saranno negoziati tra i partner. Il commercio dei prodotti agricoli e gli scambi in materia di servizi saranno progressivamente liberalizzati. L'intensificazione della cooperaziione e della concertazione a livello economico tra l'Ue e i Ptm riguarda in modo prioritario alcuni settori i portanti: 1) gli investimenti e il risparmio privato: i paesi terzi mediterranei dovranno eliminare gli ostacoli agli investimenti esteri diretti e incentivare il risparmio interno al fine di promuovere lo sviluppo economico. Secondo la dichiarazione di Barcellona, l'introduzione di un ambiente favorevole agli investimenti avrà come conseguenza il trasferimento di tecnologie e l'aumento della produzione e delle esportazioni. Il programma di lavoro prevede una riflessione volta ad individuare gli ostacoli agli investimenti così come gli strumenti necessari per favorire tali investimenti, compreso nel settore bancario; 2) la cooperazione regionale come fattore chiave per favorire la creazione di una zona di libero scambio; 3) la cooperazione industriale e il sostegno alle piccole e medie imprese (Pmi); 4) il rafforzamento della cooperazione ambientale; 5) la promozione del ruolo della donna nello sviluppo; 6) l'introduzione di strumenti comuni in materia di conservazione e di gestione razionale delle risorse ittiche; 7) l'intensificazione del dialogo e della cooperazione nel settore dell'energia; 8) lo sviluppo della cooperazione relativa alla gestione delle risorse idriche; 9) l'ammodernamento e la ristrutturazione dell'agricoltura. Il Mediterraneo, da quando finora affermato, è un mare piccolo, piccolo se confrontato agli oceani.Scompare quasi del tutto sotto la lente della globalizzazione. Si parla di questo piccolo lago salato, solo in occasione terribili, come nel caso di conflitti. Non si parla invece delle piccole ma significative cose come la nostra iniziativa che nasce dal basso e che unisce giornalisti arabi, musulmani, cattolici, europei.La ragione è che non esistono i presupposti per poter discutere di un piccolo avvenimento positivo, si parla, ovviamente, solamente di quelli grandi e negativi. Il nostro giornale, “Leptis, Mediterraneo ma non solo” vuole pensare "globale e agire locale", contribuire a costruire una piccola "glolocalizzazione" del Mediterraneo, per diffondere questa idea italo-algerina in tutta l'area mediterranea, e creare gli ossimori "piccolo - grande", "globale - locale".

Vetro sul legno
Fonte: www.mexicoart.it

Insomma, lavorare sodo per poter incollare il vetro (globale) sul legno (locale).

Willy Danilo

Questo nuovo blog serve per poter "selezionare" e pubblicare unitariamente i post inviati su "Stampa, Scuola e Vita" www.robertomaurizio1947.blogspot.com e robertomaurizionews www.robertomaurizionews.blogspot.com . Ad esempio: sto seguendo la vita di Sosa e Susa, le mie due cornacchie, sostituendomi a National Geographics; ho trattato l'argomento in diverse puntate; il lettore ha letto la prima puntata il 2 ottobre, la seconda il sette, la terza il dieci, e così via. Voglio rimettere, per facilità di lettura, prima le puntate precedenti e poi quelle successive.